Trasporto intermodale: una scelta vincente per un futuro sostenibile
Conoscenza, collaborazione ma soprattutto analisi dei benefici. Enormi, questi ultimi, se pensiamo a come l’intermodalità possa letteralmente rivoluzionare il mondo dei trasporti.
Prima di approfondire dobbiamo però chiederci il motivo per cui l’universo intermodale sarà sempre più centrale all’interno delle aziende di autotrasporto. Le direttive europee, infatti, parlano chiaro. Entro il 2030, il 30% della quota modale di trasporto merci su percorrenze superiori a 300 km dovrà essere trasferito su rotaie o sul mare. La stessa quota dovrà arrivare al 50% entro il 2050.
Attenzione, questo non deve essere visto come un dovere da assolvere ma, come spesso accade in caso di apparenti “chiusure”, l’opportunità è ghiotta. Saperla cogliere, rappresenta l’intuizione che può rendere un’azienda vincente.
SOSTENIBILITA’ Questo è un concetto ormai saturo, ma nel mondo intermodale la sostenibilità si declina perfettamente nelle tre accezioni: economica, sociale ed ambientale. Nella prima sfera si collocano i costi esterni, sostanzialmente spiegabili come i costi che sostiene la nostra società. E sì, vengono notevolmente ridotti. Avete mai pensato agli effetti dell’aumento di CO2 nell’aria dovuti ai gas di scarico? La matematica non è un’opinione e qui viene in aiuto: maggiore è l’anidride carbonica nell’atmosfera e maggiore sarà la forza e la frequenza di fenomeni naturali come alluvioni e tempeste. Da qui maggiori, di conseguenza, derivano i danni ai raccolti. Ecco, proprio questi andranno a gravare su tutta la comunità. Un recente articolo apparso su Milano Finanza ha portato l’esempio del Quadrante Europa di Verona, dove nel 2021 c’è stato un risparmio relativo ai costi esterni pari a 155 milioni di euro, per tutta la comunità. Vive meglio l’uomo. Vive meglio l’azienda. Vive meglio il pianeta.
HARDWARE E SOFTWARE Abbiamo parlato di conoscenza, appunto, fondamentale per il successo dei trasporti intermodali. In un articolo apparso pochi mesi fa sul Sole 24 Ore a firma di Giovanni Fiori, ordinario di Economia Aziendale alla LUISS di Roma, si parla proprio dello squilibrio (attuale) fra merci trasportate su strada e trasporti su ferro. La media europea che riguarda quest’ultimo punto è al 17%. In Italia, invece, si perde tra i quattro ed i sei punti percentuali, fattore che pone il nostro Paese davanti solamente a Spagna, Portogallo, Grecia ed Irlanda. Piccola divagazione necessaria per tornare all’argomento principale, quello della conoscenza. Secondo Fiori, se da una parte il Pnrr è fondamentale per investire nell’hardware (le infrastrutture come le ferrovie, ad esempio), dall’altra manca una progettualità chiara sul software: il traffico su rotaia risulta effettivamente più conveniente rispetto a quello su strada per i potenziali clienti? Le imprese ferroviarie sono realmente più competitive? Domande lecite, per far capire come occorra formazione ed informazione per un mondo che, sempre dall’articolo del Sole 24 Ore, ha un impatto ambientale tra le 6 e 7 volte inferiore rispetto al trasporto merci su strada.
UNO SGUARDO EUROPEO Secondo il “Comparative evaluation of transhipment technologies for intermodal transport and their cost”, la Germania risulta la nazione ad avere il maggior numero di terminal intermodali (218 in totale) seguita da Francia e Svezia. Non un caso che davanti ci sia il paese teutonico. Questo, infatti, come vediamo dal grafico rilasciato dall’Ufficio Federale di Statistica Svizzero (rimanendo focalizzati solo sulla Svizzera), è il primo per milioni di tonnellate importate ed esportare su suolo elvetico nel 2021. Un risparmio enorme per le aziende. Lo stesso vale se si amplia la visione a tutto il continente europeo. Per un periodo che arriva fino a fine 2019, prima dell’avvento della pandemia, ci viene in aiuto lo studio intitolato ”Development of Intermodal Transport in the EU Countries” di Tomasz Rokicki, Luiza Ochnio, Piotr Bórawski, Aneta Bełdycka-Bórawska e Agata Żakger (dati Eurostat): fermandosi alle merci trasportate in UTI (Unità di Trasporto Intermodale) nel 2019, la Germania è prima con oltre 60.000 tonnellate, seguita dalla Polonia a quota 45.000.
ESEMPIO VERONA A Verona, snodo fondamentale verso il Nord Europa e terreno fertile, insieme a tutto il Nord-Est italiano, per tantissime aziende di autotrasporto, c’è l’esempio virtuoso del Quadrante Europa. Riprendendo sempre l’articolo di Milano Finanza, 15.743 sono stati i treni transitati nel 2021, cin un incremento enorme del traffico intermodale (7.129 le coppie treno movimentate, +10% rispetto al 2020) ed un obiettivo, grazie anche alla costruzione della Galleria di base del Brennero, di integrare perfettamente il trasporto via mare, rotaia e strada.
CONCLUSIONE Abbiamo già parlato dei benefici verso aziende, ambiente e uomo. Ma pochi ancora conoscono le reali potenzialità del trasporto intermodale. Ecco perché la conoscenza ed un adeguata formazione in materia sono fondamentali e devono essere al centro dei business plan aziendali da qui in avanti. Anticipare il futuro e capire a cosa può portare il trasporto intermodale deve essere nell’agenda non solo delle grandi aziende già strutturate, ma anche delle più piccole, per continuare il percorso di una crescita sempre più sostenibile e ad impatto zero.